Dietro le quinte del mondo editoriale indipendente
Facile dire “indipendente”, ma cosa comporta lavorare nel mondo dei libri senza fare capo ai grandi gruppi editoriali? Quali sono le difficoltà che piccoli librai ed editori devono affrontare per raggiungere il loro pubblico? Che cosa minaccia la bibliodiversità?
SOno solo alcune delle domande a cui abbiamo cercato di dare risposta nel corso dell’incontro “Un giardino di libri: bibliodiversità da coltivare”, che Tribook ha organizzato nell’ambito della scorsa edizione di Bookcity. L’incontro ha visto intervenire rappresentanti di spicco delle diverse professioni coinvolte nella filiera: SImonetta Pillon, amministratore delegato di Informazioni Editoriali (che si occupa della gestione di database e nella fornitura di servizi informativi per il mondo del libro); Antonio Monaco, presidente del gruppo dei Piccoli Editori di AIE; Luca Belloni, amministratore delegato della società di distribuzione Ali Libri; Samuele Bernardini, presidente dell’associazione LIM – Librerie Indipendenti Milano.
Uno sguardo ai dati
Simonetta Pillon ha presentato un’analisi dettagliata sulle quote della produzione editoriale e sulle vendite, suddividendo queste due voci tra grandi gruppi editoriali (Mondadori-Rcs, Gems, Giunti, Feltrinelli e De Agostini) e indipendenti.
Cosa emerge da questo report?
In primis che dal 2011 al 2016 sono stati 9.818 i marchi editoriali che hanno pubblicato almeno un titolo: un segnale incoraggiante dal punto di vista della tutela della bibliodiversità, a dimostrazione di una sorprendente vivacità della produzione libraria indipendente.
Nel panorama editoriale italiano, infatti, la maggior parte dei libri non viene prodotta dai grandi gruppi editoriali, bensì dagli editori indipendenti: le quote sono rispettivamente dell’11,67 per cento e dell’88,33 per cento (dati 2016), con un trend pressoché costante negli anni di maggior intensità della crisi economica.
Dal report emerge inoltre la differenza del prezzo medio di copertina in base al canale di vendita: se nelle catene è livellato per tutti e tre i macrogruppi analizzati (grandi gruppi editoriali, circuito Arianna, indipendenti), la differenza emerge in maniera evidente quando si predono in esame altri tipologie di canali di vendita, come le librerie indipendenti o i canali online.
Il canale con il prezzo medio di copertina alla vendita più basso è infatti quello delle catene, che ha anche avuto il decremento maggiore nel prezzo medio di vendita (-3,2% tra 2010 e 2013). Le librerie indipendenti e quelle on line riescono a vendere libri con prezzi medi più alti (delle catene), anche se nel corso degli ultimi tre anni sono le librerie on line che vedono i loro clienti disposti a scegliere libri con un prezzo medio di copertina del venduto che cresce del +6,6%.
Da cosa dipende questa differenza?
Il prezzo medio di copertina è più alto nelle librerie online perché è solo lì che ci si può trovare un certo tipo di produzione (meno mainstream) di cultura e di ricerca. Le librerie indipendenti – complice la crisi – hanno dovuto alleggerire il loro magazzino, privilegiando spesso i titoli a più alto prezzo e a minor indice di rotazione.
Per il lettore è diventato quasi obbligatorio andare a cercare questi titoli negli store online, che possono anche massificare di più le promozioni e offrire la spedizione gratuita. Tutto questo minaccia seriamente la bibliodiversità e quella straordinaria produzione editoriale di cui parlavamo.
Per raffigurare questo problema, pensiamo alla figura di un imbuto. Il numero di libri in entrata è elevatissimo, ma quelli in uscita (e quindi in arrivo sugli scaffali delle nostre librerie) è decisamente inferiore.
Una vasta produzione di titoli non è dunque l’unico fattore che incide sullo stato di salute del mercato editoriale indipendente: gli anelli della catena di montaggio del libro sono infatti molteplici e nessuno è esente da difficoltà.
I piccoli editori
Anche Antonio Monaco, portavoce dei piccoli editori, ha presentato dati interessanti. I piccoli editori infatti producono circa il 50% dei titoli (ricordiamo che in Italia ogni anno ne vengono pubblicati circa 69.000) ma valgono appena il 20% del mercato.
Per loro i problemi principali sono legati alla visibilità e alla difficoltà di essere efficacemente promossi presso i librai, in modo da poter essere presenti sugli scaffali.
La crisi del settore editoriale ha negli ultimi anni peggiorato la situazione, in quanto di fronte alle crescenti difficoltà i grandi editori hanno rifiutato di fare innovazione significativa, arroccandosi su posizioni difensive e conservatrici, senza investire in nuovi progetti.
Il nodo strategico della distribuzione
Uno di questi “anelli” è la distribuzione, ambito fondamentale della filiera editoriale, sempre più esposto a rischi di concentrazione. Luca Belloni ci ha mostrato un video che descrive come funziona questo settore.
L’effetto distorsivo degli sconti
Infine, le librerie indipendenti. Samuele Bernardini ha evidenziato come le librerie stiano effettivamente cambiando, ma a rischio è la loro stessa sopravvivenza.
Bernardini, @LibIndip: “Avere il massimo al prezzo minimo crea distorsione del mercato,a discapito della qualità” #Amazon #bookcitymilano
— Tribook (@tribook_ita) 20 novembre 2016
Per Bernardini un lettore convinto può convincerne un altro, contribuendo a tutelare la bibliodiversità.
Tribook punta proprio a questo: sulla nostra piattaforma i librai suggeriscono letture, valorizzando il loro ruolo di selezione e di orientamento del lettore. In questo modo possono tornare competitivi nell’era del web, potendo sfruttare un nuovo canale di vendita e acquisire nuovi clienti. I lettori, invece, scoprono nuove letture, usufruendo della comodità di un e-commerce arricchito di un’esperienza di acquisto umana, responsabile e sostenibile.
Anche tu puoi contribuire alla tutela della bibliodiversità e del mercato editoriale indipendente: cerca il tuo libro su Tribook!